Diversi anni fa il Gemological Institute of America (G.I.A.) creò il sistema per individuare il valore di un diamante: le 4 “C”.
Il sistema delle 4 “C” del G.I.A. si basa su un concetto fondamentale: la rarità.
Quanto più un diamante è raro tanto più ha valore rispetto ad un altro e la combinazione delle 4 “C” ne determina il valore.
Peso (Carat)
Una premessa: il peso dei diamanti come delle altre pietre preziose si misura in carati (ct).
Il nome deriva dal seme contenuto nel baccello del carrubo, che veniva usato nell’antichità poiché dal peso estremamente regolare.
Il carato metrico è un’unità di misura decimale che corrisponde a 0,2 grammi, quindi 1 grammo = 5 carati. Da non confondere con il valore di un carato (kt) usato in oreficeria che esprime un rapporto che indica la qualità della lega utilizzata.
Un carato è suddiviso in centesimi (0,01-0,02…) denominati “punti”.
Ma perché il peso è importante per valutare un diamante?
Ragionando sempre sulla rarità, un diamante più è grande o pesante e più è raro.
Il suo valore è più che proporzionale all’aumentare del peso.
.05 |
0.10 |
0.15 |
0.20 |
0.25 |
0.5 |
0.75 |
1.00 |
1.50 |
1.75 |
2.00 |
2.50 |
3.00 |
4.00 |
5.00 |
7.00 |
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Purezza (Clarity)
Come rendere un diamante unico e sempre riconoscibile nel tempo?
Semplice! Si identificano le sue caratteristiche interne, come se fossero le sue impronte digitali, poiché non esiste un diamante uguale ad un altro.
Queste caratteristiche interne, individuate a dieci ingrandimenti, sono chiamate “inclusioni” e sono costituite da carbonio o da altri frammenti di minerali che sono rimasti racchiusi nel diamante durante il processo di cristallizzazione avvenuto centinaia di migliaia di anni fa.
La loro presenza e quindi la loro quantità, la loro posizione, le dimensioni ed il colore costituiscono la carta d’identità del diamante.
Estremamente rari sono i diamanti che non presentano inclusioni.
Il livello di purezza più basso della scala (indicato da una p per “piqué”) si riferisce a inclusioni visibili a occhio nudo da parte di una persona qualificata.
LC/IF |
VVS1 |
VVS2 |
VS1 |
VS2 |
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SI1 |
SI2 |
P1 |
P2 |
P3 |
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Termine tecnico |
Sigla |
Definizione |
Flawless |
F |
puro sia internamente che esternamente a 10 ingrandimenti |
Internally flawless |
IF |
nessuna caratteristica interna rilevata a 10 ingrandimenti |
Very very slightly included |
VVSI 1 - VVSI 2 |
piccolissime inclusioni, difficili da individuare a 10 ingrandimenti |
Very slightly included |
VSI 1- VSI 2 |
piccolissime inclusioni visibili a 10 ingrandimenti |
Slightly included |
SI 1 - SI 2 |
piccole inclusioni visibili a 10 ingrandimenti |
Included 1 |
I1 |
inclusioni visibili a occhio nudo, ma con difficoltà |
Included 2 |
I2 |
inclusioni visibili a occhio nudo |
Included 3 |
I3 |
inclusioni evidenti, ben visibili ad occhio nudo |
Taglio (Cut)
Questa è sicuramente la caratteristica più importante di un diamante tagliato.
Innanzitutto occorre fare una distinzione tra taglio e forma.
Con “taglio” si indica il procedimento tecnico utilizzato per esaltare al massimo le caratteristiche di lucentezza e scintillio della gemma, mentre per “forma” indichiamo semplicemente il disegno seguito per tagliare la pietra: rotonda oppure a goccia, a cuore, quadrata,…che prendono il nome di tagli “fantasia”.
Il taglio a brillante di forma rotonda è quello più diffuso in commercio.
Quando un diamante è tagliato correttamente, seguendo le proporzioni ideali e i relativi parametri di simmetria tra le faccette, la luce che entra dall’alto della pietra viene rifratta all’interno del diamante da una faccetta all’altra e quindi riflessa nuovamente attraverso la parte superiore della pietra.
Esistono dei gradi per valutare le proporzioni, la finitura e la simmetria di un diamante: “Excellent”, “Very Good”, “Good”, “Poor”, “Fair”, “Unusual”…
Alcuni tagli comuni dei diamanti.
Brilliant |
Oval |
Marquise |
Pear |
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Heart |
Princess |
Triangolo |
Emerald |
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